il paesaggio naturale – II

Nella continua ricerca sul tema del paesaggio (su questo blog iniziata qui) è fondamentale il mio incontro con la montagna e soprattutto con il massiccio del Pollino, naturale confine tra Calabria e resto del mondo.

Il fascino di questa montagna sta nell’accostamento di forme così estreme, così assurde da suscitare sensazioni davvero profonde nel visitatore.

Queste forme sono: le sagome delle montagne (ricordando che la cima più alta, 2267m, si chiama Dolcedorme proprio perché a vederla da lontano sembra una donna che dolce dorme), le forme dei Pini Loricati, che secchi continuano a far vivere il paesaggio dei loro suggestivi chiarissimi scheletri (vedi foto), i prati di quota che ritagliano aria dalla quota delle cime rievocando antichi ghiacciai e – ahinoi! – recenti nevai, e ancora i boschi, le rocce, ogni forma animale e ogni suono persino i campani dei bovini, ovini e caprini che pascolano da queste parti.

Ecco… quest’ultimo è un argomento molto spinoso soprattutto in virtù del conflitto di interessi tra la pastorizia  (l’uomo) e la reintroduzione del lupo (la natura) che vede come ultima conseguenza quella dei collari antilupo ai cani-pastore.

Il pastore è probabilmente una figura chiave nel rapporto uomo-montagna e quindi anche in chiave paesaggistica. È lui il primo uomo ad abitare la montagna, il primo a conoscere i posti, le fontane, i sentieri.

Il pascolo bisogna che sia ben regolato, come – mi pare – si sta facendo sul Pollino: il necessario per far sopravvivere poche masserie e per non perdere l’abitudine, la tradizione, la figura del pastore, del massaro dalla montagna, non eccessivo per non alterare (eccessivamente) l’ecosistema. Pare che ci siano dei caprioli sul Pollino e che riescono a sopravvivere nonostante l’allevamento. Mi piacerebbe fotografare uno di questi esemplari in piena libertà. Ma è difficilissimo.

Dunque il paesaggio naturale può esistere, l’uomo può convivere con la natura, ma solo se l’uomo decide e ammette di non essere più forte di essa.

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