Qui si brucia



C’è da piangere.

 

Quella terra che anni fa ha detto di no ad una centrale a carbone con una mobilitazione storica e che poi quasi per punizione ha subito il secondo porto commerciale più grande del Mediterraneo con impatto sociale e ambientale ma non un ritorno economico; si parla di quella terra che ha subito il rigassificatore – cocci di vetro ingoiati indifferentemente e bestemmie a Dio per le morti… ormai quasi tutte di cancro – quella terra ora è sommersa dalla spazzatura nonostante quell’inceneritore da 120mila tonnellate di rifiuti annue che secondo il Piano Rifiuti della regione Calabria ne debba smaltire solo 38mila all’anno.

 

È una pessima trappola, ormai nessuno s’indigna più, si accetta tutto e si finisce per bruciare i sacchetti per strada pieni di tutta l’opulenza dei nostri piatti di plastica, dei bicchieri, dei sacchetti strappati, dei polistiroli, dei pneumatici e di quello che non è riciclabile… bruciamo il fallimento del nostro stile perché la raccolta differenziata la facciamo, ma non basta mettere i cassonetti né distribuire le buste porta a porta: ci vuole l’educazione.

 

Bruciamo vita. Bruciamo il capitale della Veolia, multinazionale dei multiservizi “ambientali” che gestisce l’inceneritore di Gioia Tauro. Bruciamo la nostra fortuna, le abitudini che avevamo in campagna… dove si stava meglio quando si stava peggio.

 

Qui e ora si brucia il futuro di quei giovani da vent’anni proprietari di un futuro per sentito dire: giovani di belle speranze, studenti finiti in quel corso di laurea per servire la loro terra; ragazzi che speravano anche in un lavoro umile come fare la raccolta differenziata porta a porta; giovani che speravano di lavorare per un progresso del territorio e non per difenderla dai continui regressi.

 

E invece… da diverse settimane la spazzatura non viene raccolta. Nonostante i cassonetti della differenziata, nonostante la raccolta differenziata porta a porta a macchia di leopardo i cassonetti si sono riempiti, ora marciapiedi e banchine stradali sono sommerse.

 

È così chiaro: è una strategia per far sentire il bisogno del raddoppio, mettono in giro la voce che non c’è più spazio all’inceneritore.

 
 

Infami!
Traditori!
Corrotti!
Bruciatori!

 

Qui si muore, qui si brucia.

 

Bastassero almeno delle amare lacrime a spegnere questi fuochi…